Piazza Girolamo Fabrizio, Acquapendente, Lazio, Italia
Dal 16 al 25 febbraio 2020 ad Acquapendente si rinnova il tradizionale appuntamento con il Carnevale Acquesiano, una festa molto sentita nella cittadina del viterbese dove grandi e piccini avranno modo di trascorrere giornate di totale divertimento. Una spirale di allegria e un paese fantastico impreziosito da numerosissime e coloratissime maschere sono gli ingredienti principali della kermesse. Il Carnevale di Acquapendente non è uno di quelli nati recentemente per scopi turistici ma fonda le sue radici nella storia della città: mentre la creta prende forma tra le mani del progettista, altri allestiscono il locale che dovrà ospitare i carri allegorici durante il lungo lavoro per la loro costruzione, predispongono l’illuminazione, gli attrezzi, le armature che dovranno sostenere l’enorme peso dei modelli in creta. Un aspetto tipico delle manifestazioni del Carnevale Aquesiano erano i semplici riti del Giovedì Grasso, strettamente legati all’ambiente contadino e oggi quasi totalmente scomparsi. Si trattava di una sorta di teatro popolare itinerante in cui un gruppo di soli uomini completamente mascherati rappresentava sei personaggi fissi che si spostavano di podere in podere a fa la cerca di saporita carne di maiale. C’erano un suonatore, un pagliaccio, un vecchio, una vecchia, uno sposo e una sposa. Partivano il giovedì mattina di buon ora e iniziavano la loro visita per i casali di campagna. Il pagliaccio che teneva in mano un lungo spiedo o spito, appena entrato nella casa cercava subito la pertica dove era stesa la carne di maiale a stagionare e iniziava a gridare: ciccio, ciccio, ciccio… Gli altri intrattenevano la famiglia ed in particolare le ragazze, suonando e ballando. Oltre la carne di maiale, che veniva infilzata nello spito, ricevevano anche uova e altre vivande che riponevano in un capagno portato dal vecchio. Le maschere, dopo aver divertito ed incuriosito la numerosa famiglia contadina che in genere non riusciva a riconoscere gli interpreti, se ne andavano verso un altro podere e di nuovo un busso alla porta, la solita frase: “Fate bono a lo spito, Dio ve salve vostro marito” e si ricominciava a ballare. Tutto questo fino a sera quando presso l’ultimo podere del percorso si faceva una grande veglia, banchettando con le vivande ricevute tra suoni, canti, balli e tanto vino.
Ogni anno il Martedì Grasso al tramonto il tradizionale fuoco purificatore crepita ancora una volta per ridurre in cenere il Carnevale. Il fantoccio che lo rappresenta viene ucciso perché è lui il capro espiatorio che attraverso la morte ci sottrae alle paure ancestrali residuo di quella cultura agro-pastorale in cui la sopravvivenza era una continua conquista. Certamente ai giorni nostri la cremazione di Re Carnevale ha tutt’altro significato nella standardizzazione della cultura di massa e del consumismo. Simboli e caratteri dell’antica festa si sono sovrapposti ed oggi è difficile riconoscere nelle manifestazioni carnevalesche l’antico rito di vita-morte che oramai è divenuto spettacolo. Re Carnevale prima di morire come ogni anno lascerà ai posteri un testamento scherzoso ma non troppo, si sarà pentito di tutte le sue malefatte promettendo solennemente di compierne altrettante in futuro e da secoli egli mantiene la sua promessa agli aquesiani perché questo Carnevale è uno dei pochi in cui lo spettatore può divenire attore. Saltaripe è la maschera di Acquapendente dal caratteristico costume con i colori dell’arcobaleno, simbolo del Carnevale Aquesiano da quando nel 1960 l’artista Cesare Bertuzzi lo disegnò sghignazzante e con la torre dell’orologio in mano. A donarle un’anima sono stati i bambini aquesiani che nel 1986 attraverso un concorso hanno inventato il suo nome, il carattere ed il vestito. Parallelamente al Carnevale si svolgerà anche la 43° edizione della Sagra della Fregnaccia. Nel 1978 il gruppo di amici de “La Squadraccia” ha dato inizio a questo gustoso complemento gastronomico del Carnevale Aquesiano. La fregnaccia è una frittella arrotolata dall’aspetto simile ad una crepe e ottenuta con acqua, farina e grasso delicato del “cianchetto” del maiale. Essa deriva da un’antica ricetta contadina che può essere arricchita cospargendola con pecorino, parmigiano oppure per i più golosi con zucchero o cioccolata.