L’ultimo grande romanzo dello scrittore agrigentino può considerarsi la summa del suo pensiero, della sua sterminata indagine sull’Essere e sull’Apparire, sulla Società e l’Individuo, sulla Natura e la Forma.
In questa straordinaria opera, Pirandello raggiunge il culmine della sua riflessione sulla frantumazione dell’identità, sulla follia e sul rischio di annullamento di sé, cui può andare incontro l’essere umano nel suo rapporto con le grandi sovrastrutture sociali, economiche e culturali come lo Stato, la Famiglia, il Matrimonio, la Religione, il Capitale…
Pippo Pattavina, attore tra i più noti e amati del teatro siciliano e nazionale, dona al protagonista Vitangelo Moscarda, detto Gengè, una complessa e raffinatissima presenza scenica, dandogli una connotazione sulfurea, ambigua, provocatoria e persino spiazzante. Al suo fianco la meravigliosa Marianella Bargilli e un cast di bravissimi attori che dividono le vicende e i ricordi insieme a Gengè, muovendosi in un allestimento arioso, scenicamente sorprendente, un luogo “non-luogo” che può essere la mente del protagonista, ma anche una cella, una stanza d’ospedale o di manicomio.
Una scatola magica colma di visioni ed evocazioni, per raccontare una delle più grandi storie della nostra letteratura, un inno altissimo alla forza redentrice del relativismo e al sollievo liberatorio dell’umorismo contro le convenzioni, il malessere e le nevrosi che affliggono l’uomo e la società contemporanei.