A Napoli, il 17 aprile 1967, un fiume di gente attonita, addolorata e scomposta rende omaggio ad Antonio de Curtis, in arte Totò, morto due giorni prima a Roma. La Questura parla di centoventimila persone, che rende difficile, quasi impedisce alla compagna dell’attore, Franca Faldini, e alla figlia Liliana di seguire la bara.
All’improvviso una donna col fazzoletto nero in testa lancia un grido, additando un individuo che procede lento dietro al feretro. “Sì! Oddio! È proprio lui!”. Un uomo esclama: “Guardate là! Totò è vivo! Totò non è morto! è resuscitato!”. Ma che sta succedendo? Il personaggio che viene indicato è Dino Valdi, sconosciuto ai più, ma per molti anni è stato a fianco del grande attore: lo ha seguito, sostenuto e spesso sostituito, soprattutto quando Totò divenne completamente cieco.
Lo spettacolo teatrale è un’intervista immaginaria, che intende tracciare una biografia non autorizzata del Principe della Risata. La vita di Totò viene raccontata in maniera assolutamente inedita da colui che ne ha rappresentato l’ombra affezionata e devota.