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Danzare la Rivoluzione. Isadora Duncan

Inserita nel palinsesto espositivo ideato dal presidente Vittorio Sgarbi la mostra Danzare la Rivoluzione. Isadora Duncan e le Arti Figurative in Italia tra Ottocento e Avanguardia, in programma al MART di Robvereto (Trento) dal 19 ottobre 2019 al 1° marzo 2020, esplora il culto di Isadora Duncan sulle avanguardie e sull’arte del secolo scorso attraverso le opere di grandi maestri internazionali. Duncan è stata riferimento centrale per il superamento dei canoni classici del balletto romantico ed esempio illuminante per le avanguardie storiche. Personalità carismatica e ribelle, si distingue per una danza svincolata da qualsiasi condizionamento sociale e per il ruolo di donna forte e capace, tenace e intuitiva. Sono oltre 170 le opere esposte: dipinti, sculture, documenti, fotografie che testimoniano come la pioniera della danza moderna abbia attraversato confini geografici e temporali, tanto che ancora oggi – a un secolo di distanza – la sua figura è quasi leggendaria. Centrali nel percorso espositivo sono il tema della liberazione del corpo femminile, l’influenza esercitata da Duncan nel contesto culturale del primo Novecento e il suo legame con l’Italia. Provenienti da prestigiose collezioni italiane e internazionali sono presenti al MART le opere di fondamentali artisti del Novecento che hanno trovato in Isadora Duncan un’ispirazione fortissima: Auguste Rodin, Franz von Stuck, Umberto Boccioni, Fortunato Depero, Felice Casorati, Gio Ponti, Antoine Bourdelle, Eugène Carrière, Ferdinand Hodler, Edward Gordon Craig, Leonardo Bistolfi, Edoardo Rubino, Adolfo De Carolis, Gaetano Previati, Giulio Aristide Sartorio, Plinio Nomellini, Romano Romanelli, Ercole Drei, Domenico Baccarini, Galileo Chini, Dario Viterbo, Hendrik Christian Andersen, Francesco Messina, Francesco Nonni, Antonio Maraini, Amleto Cataldi, Libero Andreotti, Giuseppe Cominetti, Thayaht, Gino Severini, Mario Sironi, Antonietta Raphaël, Pericle Fazzini, Massimo Campigli.

Affascinati da una personalità prorompente e da una danza senza paragoni, numerosi artisti elessero Isadora Duncan musa ispiratrice come il francese Auguste Rodin che la evoca con lo splendido marmo Ève au rocher proveniente da una prestigiosa collezione privata di Hong Kong. Dipinti, sculture, documenti fra i quali molte fotografie inedite: sono tante le tracce che testimoniano il forte legame della danzatrice con l’Italia e i suoi artisti. Nel 1902 si esibisce al Teatro Armonia di Trieste e al Circolo degli Artisti di Firenze, città nella quale lascia la sua firma nel Libro dei Soci del Gabinetto Viesseux. Nel salotto berlinese di Giulietta Gordigiani Mendelssohn Isadora Duncan instaura un rapporto di profonda amicizia con Eleonora Duse e conosce lo scenografo e artista Edward Gordon Craig, suo compagno tra il 1905 e il 1907 con cui vive a lungo nel capoluogo toscano. Il 1913 è una data fondamentale per comprendere il rapporto della danzatrice con l’Italia. Dopo la tragica morte dei suoi bambini, Deirdre e Patrick annegati nella Senna a causa di un incidente automobilistico, Isadora viene accolta dall’amica Eleonora Duse a Fossa dell’Abate, vicino a Viareggio. In Versilia gli artisti Plinio Nomellini e Romano Romanelli rimangono affascinati dalle sue movenze e dalla sua danza. Nomellini le dedica gli studi per la tela Gioia tirrena esposta alla Secessione romana nel 1914. Romanelli, con il quale ha un legame sentimentale, si ispira all’interpretazione di Isadora nel Sigfried per Il risveglio di Brunilde e per due ritratti presenti in mostra conservati rispettivamente allo Studio Romanelli e al Museo del Novecento di Firenze. Numerosi gli artisti italiani presenti in mostra che ispirati dalla sua danza l’hanno ritratta dal vero – come Libero Andreotti – o ne sono stati influenzati intensamente. Questo rapporto è sottolineato da un percorso espositivo che mette in luce le radici comuni che volgono lo sguardo al mondo classico e ai modelli rinascimentali. Il percorso espositivo rinnova l’eredità di Isadora Duncan attraverso le opere di alcuni importanti artisti attivi negli anni Trenta come Antonietta Raphaël, Massimo Campigli, Marcello Mascherini, Amleto Cataldi e pone particolare attenzione al fascino che la danzatrice ebbe sulla maggiore avanguardia italiana: il Futurismo.

In perfetta continuità con le ricerche del MART di Rovereto la mostra illustra il fecondo e allo stesso tempo burrascoso rapporto tra Isadora Duncan e Filippo Tommaso Marinetti, fondatore e anima del gruppo futurista. Dapprima curioso e attento alle performance dell’americana, proprio in virtù della sua propensione a superare gli schemi precostituiti e a non sopportare le convenzioni, Marinetti in un secondo momento la condannerà esplicitamente nel Manifesto della danza futurista del 1917, accusandola di essere emblema di una danza che trova la propria ragione d’essere nei sentimentalismi passatisti. Centrale per l’arte di Isadora Duncan è stato anche il rapporto con le danzatrici libere italiane. In un contesto in cui il corpo femminile cambia divenendo più esile e magro si diffonde sempre più la pratica della danza all’aperto. Grazie al pensiero di Émile Jacques-Dalcroze, il corpo diventa libero di seguire il ritmo della musica. Le danzatrici libere sono accolte nel salotto culturale dell’imprenditore Riccardo Gualino e della moglie Cesarina Gurgo Salice che ammirano le performance di Isadora Duncan a Parigi e ne rimangono ammaliati. Cesarina Gualino, in particolare, studia le danze in cui è netta la tensione ideale delle coreografie della danzatrice americana. Il salotto di Cesarina diventa lo spazio dove accogliere le tante danzatrici fuggite dalla Russia. Ruskaja, ritratta da Aldo Andreani nel bronzo del 1934, è la più rappresentativa di questa ondata. Nel 1940 apre a Roma l’Accademia Reale (oggi Nazionale) di Danza che conserva tuttora il gesso di Antonietta Raphaël e testimonia la persistenza e la durata dell’arte di Isadora Duncan per tutto il secolo. Il percorso espositivo mette così al centro il tema della liberazione del corpo femminile che trova nella danzatrice americana un’interprete esclusiva. Tutta la vita di Isadora Duncan, libera e innovatrice, pone continui interrogativi sui limiti delle convenzioni e delle norme. La presenza scenica e la personalità poliedrica che hanno influenzato profondamente i movimenti per l’emancipazione delle donne e dei corpi trovano nella mostra uno sguardo che sottolinea l’importanza e il ruolo che questi temi ebbero su tutta l’arte del secolo scorso. Così come accadde nel 2005 con la celebre mostra La Danza delle Avanguardie e con la pubblicazione nel 2016 degli scritti inediti di Robert Morris sulla danza americana il MART rinnova l’attenzione a questa espressione artistica d’avanguardia. Alla ricerca dei magici e straordinari intrecci con l’arte.

Corso Bettini 43, Rovereto, Trentino-Alto Adige/Südtirol, Italia