La storia di Enea è nota a tutti. In questa messa in scena, fedele nello spirito e nel racconto alla narrazione di Virgilio, il fuoco è posto su un preciso accadimento: l’arrivo di Enea a Cartagine e il suo rapporto con Didone, così potente, struggente e tragico che Virgilio lo utilizzava come spunto narrativo per giusticare l’odio atavico tra Cartaginesi e Romani.
È Didone, in vero, la vera protagonista della storia: una donna astuta e saggia, capace di creare e difendere un rengo in terra stranieta, in grado di blandire e manipolare ambasciatori e consiglieri, ma costretta a cedere al capriccio del fato, che la fa innamorare, perdutamente, di Enea.
Il principe Dardano, d’altro canto, è un personaggio dotato di grande fascino: un guerriero esule vomitato dal mare sulle coste cartaginesi, con un pugno di compagni al seguito e un enorme carisma. Un uomo abitato da spettri di un passato di fiamme e morte, ma con lo sguardo proteso al futuro, ligio al comando degli dei e al rispetto dei loro piani. L’amore tra i due è fatale, immediato, dirompente.
Ma un giorno, ispirato dagli dei e sorretto dalle sue ambizioni, Enea partirà, lasciando a Didone l’unica consolazione d’una rabbiosa maledizione e del fuoco della morte.