Viale Giorgio Pallavicini, 22, Ravenna, Emilia-Romagna, Italia
Nanni Menetti ha lavorato per anni con il materiale della scrittura, che ultimamente ha coinvolto il gelo naturale. Un unicum nella storia dell’arte. Le criografie sono una sua invenzione assoluta. Si tratta di una forma tutta nuova di declinare il duchampiano ready made, tesa, nel caso, a ri-portare alla nostra attenzione la natura e il bisogno, per noi, di salvaguardarne tutta la sua salvifica e pura (ma proprio salvifica perché pura) creatività.
Nell’intenzione dell’artista le criografie trovano la loro ragione d’essere a tre livelli: nella vita privata dell’artista, ripagandolo delle delusioni che provava da bambino quando gli arabeschi delle sue finestre gelate svanivano al sole; nella storia dell’arte, giacché gli permettono di realizzare a 2500 anni di distanza il sogno del pittore Zeusi di dipingere annullando la mano umana, assenza tematizzata in generale nel libretto che l’artista ha pubblicato presso l’Editore Campanotto di Udine (Nanni Menetti, L’artista non ha mai avuto mani, 2012) e, infine, nella critica in esse implicita dell’uso distorto che la nostra cultura è arrivata a fare della rappresentazione.
Menetti, infatti, non espone criografie fotografate, rappresentate, ma proprio direttamente le costruzioni del gelo, alle quali egli è riuscito a dare durata e permanenza nel tempo.